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A distanza di quasi ottanta anni dalla distruzione, l'Opificio delle Pietre Dure di Firenze ha restaurato il San Giovannino proveniente dalla Capilla del Salvador de Úbeda (Spagna), attribuito da Manuel Gómez Moreno nel 1930 a Michelangelo, e profondamente danneggiato durante la Guerra Civile spagnola. Più di recente l'attribuzione è stata ripresa e sostenuta da Francesco Caglioti sulla base di nuovi elementi. I pochi frammenti conservatisi del San Juanito, già di proprietà di Francisco de los Cobos, segretario dell'imperatore Carlo V, nonostante l'attribuzione al maestro fiorentino e l'altissima qualità artistica sono stati lontani dal dibattito critico poiché illeggibili. La ricomposizione dei pochi frammenti rimasti della scultura ha rappresentato un momento unico di riflessione critica, ma anche un'importante sfida per il conservatore. È stata la volontà di recuperare la scultura da parte della Fondazione della Casa Ducale di Medinaceli a rendere possibile la collaborazione con il Settore dei Materiali Lapidei dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, che si è prodigato nella ricerca delle metodologie da applicare in questo caso di studio e nel reperimento delle risorse necessarie. L'utilizzo delle tecnologie digitali di scansione tridimensionale ha permesso il montaggio dei frammenti grazie ad un modello virtuale che ha consentito di determinarne l'esatta posizione, a partire dalle fotografie storiche.