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Questa ricerca costituisce una novità nell'ambito degli studi territoriali, e segnatamente per le Marche, sia perché è la prima volta che si arriva a una sintesi architettonica dell'agrumicoltura della "Marca Fermana", sia perché afferma l'importanza della conoscenza quale veicolo virtuoso per attivare azioni di tutela dei "segni" residuali di una civiltà scomparsa. Di fatto, dallo studio correlato dei catasti storici e delle testimonianze residuali ancora presenti emerge da un lato una concentrazione degli agrumeti nelle aree pianeggianti causata dalle mutazioni orografiche del terreno intervenute dalla fine del XVII secolo, dall'altro uno sfruttamento, fin dal XV secolo, del primo sistema collinare verso il mare, lungo i versanti sud dei promontori, seguendo un percorso non dissimile dai processi di insediamento dei nuclei residenziali proto-urbani.