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La constatazione principale da cui Cross muove, e la più affascinante, è che Kurt Cobain tutto fosse tranne che un essere eccezionale, un predestinato, un semidio o un demonio, un vendicatore degli oppressi o un testimone del Male. Piuttosto è la normalità costretta e sofferta dell'uomo in questione che pare affascinarlo e nei pressi della quale si sofferma più volentieri, pur ricostruendo in parallelo la sfolgorante parabola artistica di cui Kurt è stato protagonista nei pochi anni della sua vita.