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Duecentoventuno bambini ebrei furono deportati da Roma ad Auschwitz e non fecero più ritorno a casa. Avevano meno di dieci anni; erano tutti colpevoli? Il più piccolo era appena nato e non ebbe neanche un nome... solo un attimo di vita in bianco e nero. Vivere, correre, giocare, duecentoventuno i bambini che non chiameranno mai più mmamm ma. "Colpevoli" è la prima parola di questo libro, "destino" l'ultima; eppure ogni parola è uno stimolo per un oceano indefinito di riflessioni. Un giorno, lontano da quell'orrore, un cuntastorie incontra un ebreo napoletano che con la sua famiglia vede cambiare il suo destino grazie alla disobbedienza civile e al coraggio dei napoletani; lo stesso coraggio che fece esplodere le Quattro Giornate. Quel bambino di un tempo consegna il ricordo di un'infanzia negata al cuntastorie e lo esorta a raccontare, a gridare i nomi, la storia di tutti quei bambini. E il cuntastorie mantiene la promessa: finché avrà fiato racconterà a tutti queste storie. Per farlo ha costruito questo racconto per tutti quei bambini, troppi, che ancora oggi sono privati dell'infanzia. Alla fine della lettura tutti troveranno per sempre un posto nel cuore del lettore. È un dovere raccontare... per non dimenticare. Per le generazioni future che hanno il diritto di sapere. Per chi nega che l'olocausto sia accaduto. Per ricordare quanti non sono più tornati. Età di lettura: da 10 anni.