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La Storia, per il tramite di un lontano mondo fortuitamente rivelato dalle polverose carte di una nobile siciliana, rivive nella potenza immaginativa di Felice Abbondante e nella sua scrittura, dal ritmo avvincente e appassionante. Tra stocchi e mazze ferrate, cavalli, vessilli e spade, arcieri, frombolieri, damaschi e stracci, gli eventi si rincorrono dai polverosi campi di battaglia del 1266, su cui il nobile Manfredi e i suoi Saraceni pagheranno con la vita la difesa del loro' Meridione multiculturale e multireligioso, ai chiaroscurali e infidi appartamenti reali della casata angioina, la nuova conquistatrice del Mezzogiorno. "Qualcuno che ha letto il mio scritto ha detto che è un romanzo al femminile; potrebbe essere vero", dice l'autore che, con capacità d'introspezione psicologica, ci racconta un tormentato periodo storico attraverso "la dolcezza dell'animo, l'amarezza dell'odio e la capacità di fingere e infine tramare". La sua voce narrante sa tanto strisciare mediocre tra le lingue ciarliere e pettegole di popolo e di corte quanto elevarsi sublime tra i voli delle accorate fantasie d'amore e sacrificio di Elena, moglie di Manfredi, così come delle audaci ma sfortunate azioni dell'orgogliosa Fatima.