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Forte di un'ambientazione originale, se non unica, il romanzo racconta la fine di un'era, quella della classicità, che si spegne lentamente, cedendo il passo all'oscurità del Medioevo. Sullo sfondo della Napoli bizantina, un giovane e talentuoso rampollo di una nobile famiglia di giureconsulti, Malarico dei Griffi, in arte Ricuccio, viene introdotto dal nonno, già consigliere della famiglia dinastica dei Sergi, presso Atanasio II, duca e vescovo della città, al fine di farlo desistere dalla sua passione per il teatro. Costretto a fuggire a seguito di uno scontro violento con il suo signore, a causa del rapimento di una bella longobarda di cui è innamorato, Ricuccio e la sua Compagnia si troveranno catapultati nel turbine della Storia. Attraverso una rabberciata e variegatissima troupe di sedicenti attori e saltimbanchi dalle etnie più varie e dalle diverse fedi religiose, si dipanano le vicende della Compagnia dei Naufraghi; naufraghi, per l'appunto, nel cuore di un'Europa percorsa dalla violenza e dalla durezza della vita, in cui la lotta quotidiana per la sopravvivenza non conosce quartiere e il teatro è fieramente avversato dalla Chiesa. Tra viaggi, intrighi, battaglie, persecuzioni, minacce di roghi e incomprensioni di ogni genere, la vita dei Commedianti, stremati dalla fame e dal freddo e circondati dalla ignoranza degli spettatori, si rivela ben presto assai grama, e il tentativo di far vivere e circolare il teatro una catastrofe.