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L'infanzia nella Roma papalina, vissuta tra le grazie di madre, sorelle e nutrici, l'adolescenza triestina e il ricordo vivido della seconda guerra mondiale; e poi Napoli, la giovinezza, l'impegno politico ostacolato e quello professionale della maturità. Nicola Pagliara, classe 1933, si racconta in una serie di "appunti spontanei", come ama dire. Architetto e docente universitario, parla di sé per successioni concrete, quasi passeggiando tra le tappe della sua vita come tra i plastici dei suoi edifìci, a passi lunghi, non troppo ponderati, a mostrare una personalità contraddittoria, che oscilla tra giudizio e sconsideratezza. A parlare è spesso il lessico familiare, che fa capolino nei primissimi ricordi, nascosto nelle pieghe dell'Italia degli anni Trenta, tra la Fixina e le sigarette Serraglio; la lingua inventata dalle sorelle maggiori proietta intera la sua luce su fatti e pensieri che si snocciolano spontaneamente, senza tracciare percorsi esemplari e bilanci di sorta, colorati di affetto nostalgico e immediatezza comunicativa. A riguardarla, la sua vita si trasforma in un progetto e questa autobiografìa diventa lo studio delle sue forme: dell'architetto qui c'è soprattutto la riflessione tradizionale e la passione della ricerca sperimentale, che riescono a creare volumi inusitati, giocando con gli elementi strutturali essenziali. Prefazione di Gilberto Antonio Marselli.