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La Città della scienza che la Fondazione IDIS, presieduta da Vittorio Silvestrini, ha realizzato a Bagnoli, alle porte di Napoli, nell'area dove una volta esisteva la più grande fabbrica della quinta città più industrializzata d'Italia, non è solo il maggiore science centre del nostro paese e uno dei più grandi musei d'Europa, un museo interattivo in cui è "vietato non toccare", sul modello dell'Exploratorium realizzato nel 1969 a San Francisco dal fisico Frank Oppenheimer. E qualcosa in più persino di quel "museo totale" dove si riuniscono e si toccano tutti i saperi, come da qualche anno va teorizzando e realizzando il fisico Jorge Wagensberg, direttore del CosmoCaixa, science centre di Barcellona. La Città della scienza di Napoli è un "museo estremo", sull'esempio di quello immaginato e mai realizzato dal filosofo e matematico Gottfried Leibniz a cavallo tra XVII e XVIII secolo. Un luogo, pressoché unico nel panorama museale mondiale, dove non solo si comunica scienza, si riunificano i saperi e si costruisce una matura cittadinanza scientifica, ma dove la cultura scientifica diventa la base per un nuovo modello economico, fondato sulla conoscenza, socialmente ed ecologicamente sostenibile. La Città della Scienza di Bagnoli non assolve a una funzione marginale nel processo economico e sociale della Campania, del Mezzogiorno e dell'Italia. È un nodo importante di una rete decisiva, la rete della conoscenza, che dovrebbe innervare la società e l'economia campana, meridionale e italiana.