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Due uomini, due studiosi, in due momenti diversi del loro percorso umano e scientifico, rendono pubblico il loro dialogo, affrontando, con la consuetudine di allievo e maestro, temi diversi, taluni sempiterni, grandi e complessi, altri solo in apparenza minori, ma sempre di grande attualità. Svestiti i panni dell'accademia, i due autori intrecciano un fitto scambio, nel quale entrambi si scoprono alle fine discepoli e contraddittori l'uno dell'altro; in uno stile colloquiale, viene qui riproposto uno dei significati più antichi e autentici di "scuola", quello di cenacolo, entro cui tutti i partecipanti pongono in comune le proprie opinioni, le proprie maturate concezioni, verificando contestualmente le tappe progressive di avanzamento della conoscenza. Ne viene fuori una sorta di "sociologia di democrazia culturale": ogni argomento, infatti, è legato l'uno all'altro, ogni aspetto non si scinde mai del tutto da quello del sentire altrui, ogni cosa è avvolta nel viluppo in cui è aggrovigliata la natura umana. Ma anche che la ricerca della verità, forse in sé vana, è attrazione irresistibile per ogni persona che non abbia rinunciato a pensare, e che la qualità della vita di una collettività può essere influenzata dal livello del suo discorso pubblico.