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La storia dei "ragazzi di una medesima discendenza", quali sono Adamo e Mosè, Gesù e Maometto, raccontata dalla mente filosofica e dal cuore libero dell'egiziano Nagib Mahfuz, assume dopo l'11 settembre una notevole importanza soprattutto in un momento in cui la voce civile e laica di alcuni intellettuali stenta a farsi sentire. Questo romanzo è la rivisitazione della spiritualità popolare presente tra i cantastorie nelle caffetterie della Vecchia Cairo e nelle Scritture. Narrazione a sfondo sociale, appello alla tolleranza e alla comprensione tra gli uomini, offre l'immagine di una coscienza che non ama le divisioni, pensa liberamente, crede nella fratellanza dei popoli: figli di uno stesso Dio.