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Questo volume si apre contestualizzando la narrativa di Dickens esordiente in un momento storico di bassa per il romanzo inglese. Dapprima osteggiata e ostracizzata dalla critica alta e accademica come mero prodotto di consumo e intrattenimento per le classi appena acculturate, quella multiforme opera fu poi gradualmente riscoperta come una rivitalizzazione e una rifondazione della tradizione del dramma giacomiano e soprattutto jonsoniano e del romanzo picaresco e comico, fino a riconoscere in Dickens non solo il più grande praticante inglese di humour e satira ma anche il precursore del romanzo sociale e di denuncia, del romanzo esistenzialista, del thriller psicologico-criminale, della letteratura del sosia. L'analisi microstrutturale rivela la funzionalità e la duttilità della prassi del multifocale vittoriano che, obbligata dalla convenzione della pubblicazione a puntate, Dickens riuscì a trasformare in un asset. La riscoperta relativamente recente della critica su cui poggia il presente volume è quella della pista religiosa e teologica, che fa sì che la narrativa dickensiana sia al tempo stesso un intervento sempre militante e contingente e una parabola assoluta, un'allegoria.