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Il De nota aspirationis e il De diphthongis attribuiti ad Apuleio riflettono l'interesse mediolatino per l'orthographia, che i due testi affrontano con riferimento alla scrittura della nota aspirationis e dei dittonghi. A partire dal testis antiquissimus e auctior dei trattati, il ms. Reims B.M. 432, il volume ne delinea l'orizzonte cronologico e geografico e indaga le coordinate linguistiche, testuali e culturali del milieu del loro estensore, un magister peninsulare che ha redatto gli opuscoli come ausilio a una didattica destinata a formare competenze specifiche in ambiti quali copia, emendatio codicum e lectio plana. L'interesse di queste opere risiede nel fatto che vi trovano espressione e applicazione istanze, paradigmi epistemici e metodi di analisi che la grammatica positiva recepisce, rielaborandoli, dal pensiero grammaticale della latinità. Particolare rilevanza assume l'indagine etimologica. Chiudono il volume due appendici, nelle quali si ricostruiscono sinteticamente il Fortleben apuleiano nei secoli XIII-XV e le linee della rinnovata attenzione otto-novecentesca per i trattati.