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La magia di terre lontane raccontate con semplicità e saggezza. Un sentiero circolare che attraverso l'esotico conduce al consueto, dove la conoscenza dell'altro si rivela indispensabile filtro per intravedere se stessi; nient'altro che il "giro lungo" dei grandi esploratori del passato che riempie di senso la parola viaggio: il vero viaggio di scoperta che, secondo Marcel Proust, non consiste nel cercare nuove terre ma nell'avere nuovi occhi. A cavallo tra Herman Hesse e Bruce Chatwin, Battig attraversa le interminabili distanze della terra e lo spazio, forse anche più vasto, dell'animo umano. Poetico, evocativo, straordinariamente capace di trasmettere sensazioni, ci regala parole che rasserenano e forse curano. Insomma, che fanno bene. Da quando non sono qui è intenso, lieve, antalgico. Un libro semplicemente bello.