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"Prendo a caso ventisei parole più o meno presenti nella poesia di Rimbaud in modo tale però che le loro iniziali corrispondano alle ventisei lettere dell'alfabeto. Guardo le frasi o i versi da cui vengono e che considero come la loro chiosa. Ne faccio un testo in cui le interpreto come se mi riguardassero. Il miracolo è che l'oracolo dice il vero. La serie dei commenti viene a formare una specie di romanzo in cui ritrovo quello della mia vita". Sotto forma di abecedario, Philippe Forest scrive un saggio sulla poesia di Rimbaud che è al tempo stesso riflessione sull'esistenza, la propria e in generale. Autoritratto quindi, anche. Esempio tra i più eloquenti di una scrittura, alla cui messa a punto Forest si dedica da ormai una ventina d'anni, che valica le frontiere tra i generi proponendo una nuova idea di romanzo: risposta all'appello del reale anche quando quest'ultimo si presenta come impossibile, tentativo di fedeltà al vero, testimonianza resa da qualcuno che lo attraversa e lo racconta poi sulla pagina, usando come prove i testi degli autori che ha letto.