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Siamo immersi nel tempo dei pluralismi giuridici, culturali, religiosi, e politici: giudicare costituisce certamente un nodo problematico, spesso impossibile. Con l'obiettivo di ritornare sulle relazioni complesse tra giudizio e sistema normativo, questo fascicolo di "Rivista di estetica" si apre con due testi di Jean-François Lyotard e Jean-Luc Nancy che analizzano come gli organi di giustizia si trovino continuamente a trattare casi individuali senza disporre di categorie generali cui ricondurli per contestualizzarli e interpretarli. Restituendo il tema del giudizio al suo terreno filosofico, tutti i testi contenuti in questo numero dimostrano come le leggi non implichino un giudizio morale: non statuiscano, cioè, che chi le rispetta sia virtuoso e integrato nella società e chi le trasgredisce non lo sia. La normatività giuridica si deve invece basare sul presupposto che le leggi non possano costituire sempre dei principi unificatori validi per tutti preservando, in tal modo, il dissidio e il carattere eminentemente politico del giudizio.