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Questa raccolta di poesie in dialetto parmigiano (con testo a fronte) è nata dal desiderio dell'autore, Sergio Manghi, di riunire in un unico volume una buona parte dei versi, scritti a partire dal 2011, ispirati e sollecitati da avvenimenti di cronaca cittadini o da occasioni personali. Come l'autore stesso racconta nell'introduzione, ogni tanto riceveva "la visita, del tutto inattesa, dello spiritello dialettale" e così sono nati, talvolta impetuosi, talvolta nostalgici, questi "svolazzi". Nel suo scritto Manghi riconosce un particolare debito a due opere di Alfredo Zerbini, "Sott'al Torri di Pavlot" e "I me ragàss". "Sono stati dunque loro, questi due libri, a fare da mediatori 'galeotti' tra me, la mia storia familiare, e quella parlata parmigiana, per così dire più ufficiale, che essi celebravano, rinnovando un'antica tradizione, e nobilitandola." È quindi a buon diritto che, questa raccolta, è stata inserita nella collana "Musa dialettale parmense", la più vasta collana dedicata alla poesia in vernacolo del panorama editoriale nazionale, creata oltre cinquant'anni fa da Angelo Battei.