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"D.(come iniziale di tutti i Destinatari)scandisce il tempo assoluto in una contemporaneità quotidiana, che sembra avere nella pratica delle manie e dei vizi l'unica via d'uscita dal banale. Un testo imbrattato e sporco come solo può essere una scrittura contaminata, una narrazione che usa la forma epistolare per rincorrere una sequenza di atti emotivi che hanno potuto(e saputo) eccedere anche rispetto alle proprie illusioni, ai propri miraggi. Tutte le volte che mi capita di ripensare a D., sento che a forza di aspettare le rivoluzioni accadono sempre senza di noi; forse è per questa ragione che ho provato a fermare 'quella' energia vitale, perché non andasse dispersa nell'astratto delle figure che attraversano l'incompiuto del 'mio/nostro' tempo comune."