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"I versi di Donato Di Poce sono veramente 'donativi', nel senso che traboccano d'amore pur rimanendo estranei alla solitudine solo quando abitano in 'Crateri di luce' per il figlio Matteo, o quando dialogano con il fantasma della madre adorata. Quando, invece, svelano le intensità di una presenza/assenza femminile, senza esigere nulla, i versi calcano le orme spaesanti di un desiderio che affonda e naufraga in uno sperdimento straziante, per approdare ai confini del mistero del femminile..." (Tomaso Kemeny)