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Maria Benedetta Cerro si muove nel solco mallarmeano della poesia come costruzione a sé, chiusa, labirintica, inaccessibile. Edificata con sobrietà, con materiali linguistici melodici e silenziosi, la scrittura tenta l'assalto disperato all'assoluto, allo spazio infinito, al vuoto come topos mistico dell'anima.