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"Ma perché occuparsi del linguaggio della critica d'arte? Stando all'Italia per una ragione intanto: che i suoi maggiori non hanno ancora guadagnato, siamo ben lontani, il posto che spetta loro nelle Storie della letteratura italiana, ancora pigramente debitrici in sostanza dell'inquadramento 'desanctisiano', o 'desanctisianosapegnano' (lo si vede anche nella cautela verso gli autori dialettali, spesso primari): quasi che un denso libro di un critico d'arte non valesse di più, non fosse altro che per la sua audacia, di tanti poetini o noiosi trattatisti morali." (Pier Vincenzo Mengaldo)