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I racconti, le poesie, i brani musicali non finiscono ma si chiudono e il narratore biblico dimostra in diversi modi di possedere l'arte della chiusura. Le doppie chiusure, presenti in una serie di racconti dell'Esateuco, oggetto di codesto volume, ne sono un chiaro esempio. Da sempre l'esegesi source-oriented non ha quasi mai esitato a classificarle come «doppioni», frutto della complessa genesi dei testi. Il presente contributo tramite un close-reading accosta i testi nella loro forma finale e studiandoli da un punto di vista strettamente letterario, stilistico e retorico cerca di dimostrare come le doppie chiusure siano, invece, un fenomeno genuinamente linguistico. Il fenomeno è esplorato a partire dai maggiori racconti presenti in Gen 1-11. Essi offrono una prima grammatica che guida l'intero cammino della ricerca: sono affrontate le doppie chiusure di racconti unanimemente ritenuti di tradizione sacerdotale (P); si indagano le chiusure costruite con l'impiego di eziologie etimologiche o mediante la formula di esecuzione; da ultimo, il libro di Giosuè offre svariati esempi significativi di doppie chiusure che strutturano l'intero libro. Lo studio che si presenta di natura prettamente formale non manca di sorprendere nel mostrare come le doppie chiusure contengano impliciti ma rilevanti risvolti ermeneutici e teologici.