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Il racconto dell'ultimo anno di vita di Julius Fucik, che lui definì reportage e testimonianza, dedicandoli ai compagni che gli sarebbero sopravvissuti, è stato scritto nel carcere praghese di Pankràc in mano agli occupanti tedeschi, fra quotidiane torture e con la certezza di una fine prossima e atroce. Il coraggio di alcuni carcerieri che fornirono carta e matite e consegnarono i fogli scritti in mani sicure, consentirono alla moglie, Gusta, anche lei detenuta, di raccoglierli, al ritorno dal campo di sterminio di Ravensbrück. "Scritto sotto la forca" fu pubblicato in Italia nei primi anni Cinquanta e diventò oggetto di culto per centinaia di giovani comunisti. Un esempio unico nella letteratura resistenziale, scritto dal solo uomo che "al cospetto della morte, già crudelmente lacerato dalle torture... sia riuscito a esprimerci la sua esperienza di moribondo per pagine e pagine... e a dichiararci la fiducia che lo sostiene in maniera così diffusa e circostanziata da cancellare l'ombra della morte e lasciarci l'immagine di una vitalità appassionata e trionfante." (dalla postfazione di Bianca Bracci Torsi) Presentazione di Franco Calamandrei. Postfazione di Gusta Fuciková.