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"Ad un nodo e ad uno snodo dell'epoca, nella 'notte artica' delle ere tutte e delle lingue, le individualità più avvertite si mettono in gioco affrontando un 'viaggio del disorientamento' fisico e sensoriale, cognitivo e metafisico, toccando mondi e orizzonti, mappando bussole e atlanti, registrando gli 'urti gentili' per il 'rompersi dei meridiani', nello sfaldarsi dei sistemi planetari come pure dei rapporti umani sulla nave alla deriva: 'l'isola disperata che siamo'. C'era bisogno di una lingua nuova, esposta alla babele dei 'mille alfabeti', predisposta alle ibridazioni, all'ospitalità senza preclusioni di sorta. Una lingua contaminata e meticcia, esposta ai venti di novità, al 'soffio multilingue', tra geologia e biologia, tra techne e angelezza: c'era urgenza di una lingua che si facesse carico del vento di novità ipertecnologico e virtuale, scientifico e sensibile, fisico e corporeo, e che nondimeno registrasse sopravvivenza e insorgenza dei realia, di 'tutto il rumore del mondo'. In questa affascinante Cosmogonia, Annamaria Ferramosca, con una lingua duttile e sinuosa, spesso affidata a neologismi, erige una congrua neo-lingua e una neo-sintassi della poesia da opporre al Caos, al 'disordine che dissipa', tra immagini ritornanti nel cyberspazio di navi egizie, ferite a Gaza, misteri di sorrisi etruschi e presenze su altipiani etiopi..." (Manuel Cohen)