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"La grazia del danno" è un libro dalla lunga gestazione, come una lenta guarigione. La parola poetica ha medicato un danno antico; la perdita quale premessa non solo non preclude ma favorisce uno sguardo capace di raccogliere i segni dell'esistenza, il vuoto diventa contenitore per un bene essenziale. Se il libro di esordio "Casa di donne" circoscriveva un luogo densamente femminile, questa nuova opera misura uno spazio attraversato da presenze/assenze maschili. Il nitore dell'osservazione che si sposta osmoticamente da fuori a dentro, e viceversa, conferisce una luce che esalta colori e sfumature della narrazione, rischiarando così anche le zone più buie.