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Nella raccolta "Sotto l'ultima pietra" si coglie l'unica alternativa possibile di poesia e di pensiero di un dinamico viaggio necessario per l'autore che ci persuade, nello spazio aperto, ad impastare, simbolicamente, gli universi antropici manifesti/impercettibili con la consapevolezza e il coraggio di riconoscerne limiti e confini, senza scampo. Il lessico poetico tende a manovrare, con volontaria chiarezza, la geografia interna ed esterna della semplice e complessa combinazione del reale che si modifica tra esperienze, ricordi, visioni, ma soprattutto, percezioni differenti della parola autentica con cui si misura il cosmo. La pietas scava nelle forme, nei luoghi, negli accadimenti umani visibili e tragici per entrare nel teatro del corpo delle cose che trasudano di quotidiano, così da mostrare le prospettive che non sfuggono allo sguardo doppio e polifonico del poeta. Bellini non si sostituisce a stereotipi linguistici e subliminali. Penetra, invece, con profondo svelamento, la fessura del vero, ne riconosce la molteplicità dei destini, li attraversa, fino alla radice più impenetrabile rivelandoci l'emblematica e sottile fragilità umana.