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La divinità è persa ma non il canto della perdita. Questa poesia pensante è scritta in nostro nome. Evoca grandezza passione arguzia contraddizioni di Eros. L'anima viva che cova in noi costretta su sentieri di bassa quota: una nuova sterilità le impedisce persino di sbagliare, impedisce ogni erotismo. Quello che rivive in questi versi di L. S. è la nostalgia di Nietzsche, Eliot, Wagner, di quelli che toccano, inascoltati, le corde del risveglio. Né cronaca né pensiero filosofico. Non può essere che una scrittura lirica, capace di allontanare da sé anche il più cocente dolore, per consegnarlo alla poesia. Postfazione di Armando Torno.