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"Con L'ablazione Paolo Donini scrive un'opera di eccezionale valore e di eccezionale tensione. In un paesaggio di ombre e ipermercati, detriti e rovine urbane, il particolare realistico e la forza simbolica si intrecciano splendidamente. Più la scena è dettagliata - i fori d'entrata, la mano gonfia dietro la schiena, il sesso riempito di sabbia - e più si carica di sensi oscuri. Salvezza, morte e parola stringono un abbraccio originario. Veniamo condotti in un luogo purgatoriale dove siamo inquirenti e indiziati. Dobbiamo parlare. L'omicidio si lascia scrutare solo dalla voce poetica, mentre un viavai di poliziotti si affanna nello stereotipo dei verbali e dei referti. Solo quella voce può entrare nel corpo, che fin dall'inizio era un corpo di parole: "sulla schiena l'alfabeto imbrattato", "hai un livido / sul nome", "inizi a perdere senso dalla tempia, dal collo, battito, sangue / dalla ferita inarrestabile"." (dalla presentazione di Milo De Angelis)