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Se all'inizio dell'Ottocento ancora fortemente radicata era in Europa la convinzione che lo sguardo al passato potesse costituire una valida guida nell'affrontare le incertezze del presente e guardare con fiducia al futuro, alle soglie del Novecento il ricorso alla storia non è più di alcun conforto all'uomo. Tale trasformazione viene esemplificata attraverso l'analisi delle teorie sullo spazio urbano: muovendo da Voltaire, che nel progresso legge ancora un cammino verso il perfezionamento della civiltà, Schorske approda infine a una Vienna in preda a conflitti generazionali, pessimismo sociale e dilagante angoscia esistenziale. È la Vienna che per divenire culla del pensiero moderno ha rotto con la storia, la Vienna della febbrile edificazione della Ringstrasse, la Vienna di Klimt e della rivoluzione artistica della Secession, di Freud e della deflagrante scoperta dell'inconscio, delle nuove frontiere della musica dodecafonica.