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La corrispondenza tra Celine e Marie Canavaggia, segretaria di una vita, copre quasi l'intera parabola letteraria dello scrittore, di cui è testimonianza presa dal vivo. Con la consueta, indefettibile verve polemica, Celine racconta le fatiche dello scrivere e le disgrazie di vivere, mescolando opera e biografia in un movimento che ricorre tanto nella prosa epistolare quanto in quella romanzesca. Marie non è però solo la destinataria di una corrispondenza letteraria: soprattutto nel periodo dell'esilio danese, diventa confidente oltre che dello scrittore, anche dell'uomo. A lei, che gode di una fiducia incondizionata, vanno le confessioni più personali, i lamenti, la rabbia e le invettive contro gli editori, i tribunali, i danesi, i francesi, gli ebrei e il mondo. Documenti della quotidianità e senza alcuna pretesa di posterità, queste lettere, in forza di uno stile che tende spontaneamente a trasporre in finzione il vissuto, si accostano fino a confondersi alle grandi costruzioni romanzesche di Celine.