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Con l'arguzia e il sarcasmo che gli sono propri, Luciano prende di mira uno stolto bibliomane che spera di rimediare alla propria ignoranza facendo incetta di volumi rari e costosi. La folgorante invettiva sbeffeggia il facoltoso collezionista che si circonda di libri ma non capisce nulla di quello che legge, come un asino che al suono della lira muove le orecchie. Del resto, cerca di fargli ammettere Luciano, è inutile possedere l'arco di Eracle se non si è un Filottete, o avere tra le mani la lira di Orfeo se si è privi delle doti dell'eccelso cantore. Meglio che il malcapitato siriano lasci perdere i libri: non fanno per lui. Si risparmierà lazzi e tristi figure.