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"Prosegue, più indefesso che mai, Mario Rondi nella sua mirabolante delineazione, in versi e in prose, del multiforme teatrino di 'presenze', un tempo vegetali e animali e ora umane, teso a rappresentare la Commedia della Vita, riprendendo toni e movenze già riscontrate in passato, tra 'Cabaret' del 2014 e 'Gran varietà' del 2016: dopo il mondo di grottesca concretezza e visionarietà, che dal 1985 lo aveva visto impegnato, come una sorta di abate Meli postmoderno, a occultarsi e mimetizzarsi dietro paradossali quinte e cortine campestri, eccolo ora rinchiudersi tra pareti di domestica quotidianità e grigiore, consapevole sempre di dover distillare e suggerire, per il tramite del gran pullulare di figure convocate in scena, quale che sia la loro natura, sensi di volta in volta velenosi o sorridenti ma anche ammiccanti e allusivi, come di chi sta a osservare dal buco della serratura, senza interrompere e disturbare, avventure galanti e sensuali di un mondo sempre in amore, vuoi per boschi e prati in fiore vuoi in compiacenti alcove borghesi o proletarie. È proprio quest'ultimo aspetto che riscontriamo nei 16 testi che compongono le 'Stramberie d'amore'." (dalla prefazione di Vincenzo Guarracino)