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"Avevo lasciato Lino Mannocci al ciclo dell'Annunciazione, avevo lodato il coraggio della sua ricerca laica ai confini con il campo del religioso, la riproposizione di simbologie luministiche che rimandavano alla spiritualità mistica della civiltà medioevale. A pochi anni di distanza, ritrovo Mannocci con nuove suggestioni, nuove direzioni, nuovi soggetti archetipici, nuovi "paesaggi della memoria", nuove storie. Senza mai contraddirsi, senza mai ripetersi, Mannocci ha mantenuto ancora una volontà intensa di stupirsi e di stupire." (V. Sgarbi)