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Con i suoi scatti Paola Bonacina ha ispezionato gli ateliers disabitati e nondimeno affollatissimi di uno scultore (con frequenti incursioni nella pittura) Carlo Previtali e di un pittore (con una formazione da scultore) Beniamino Piantoni. In entrambi i casi l'obiettivo procede per salti successivi, alternando i primi piani ai campi lunghi, le vedute frontali a quelle accidentali, realizzando una mappa esaustiva dei due ambienti di lavoro, concepiti come un accumulo di immagini e oggetti che è poi la forma sedimentata di infiniti movimenti, la memoria dei gesti e delle traiettorie depositati nel tempo e nello spazio dai due autori.