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"L'azione performativa vuole indurre un principio di consapevolezza e provocare una forma di cameratismo femminile, trasformando una documentazione archeologica in esercizi fisici. L'unione tra più corpi muove il confine della singola persona verso un nuovo organismo collettivo. Questo spostamento cerca di decostruire un ideale stereotipato di bellezza femminile, quello strutturato anche tramite una tradizione iconografica di nudi, declassandolo tramite una reazione partecipata, in cui alla posa erotica è sostituito un simbolo arcaico/atto ginnico. Solo un'esigenza collettiva, un lavoro di squadra, può svincolare una possibile 'idea di sé' amministrata da logiche mediatiche e consumistiche. La questione antropologica legata al matriarcato, riportata a galla quando ci si immerge nella preistoria, è un pretesto per combinare forme tra arte e quotidiano." (Mauro Zanchi)