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"E si coglie facilmente lo sconcerto con cui la brava professoressa, laica e non sacrale (ma infine addirittura religiosa nel non porre limiti alla sua intenzione di (col)legare tutto, promuovendo la lettura e discussione dei giornali e la visione di film, e proiettando tutti i saperi e gli spettacoli in una 'educazione civica' globale fantasmagorica) si trova lei, in alcune occasioni del post-sessantotto, spostata a immagine, esposta dalle vetrate allo sguardo (di indifferenza contestazione dileggio) degli studenti che se ne restano nel giardino della scuola. Devo dire che la mia mamma - Nuzzi o Ghezzi che fosse - parlava molto in casa della scuola, degli altri professori, ma come da un altro mondo, da un mondo a sé che preparava al mondo già essendolo. Una passione volontaria e volontariamente separata, didattica proprio nel mantenersi separata. Naturalmente portata a estendere lo sguardo da professoressa su qualunque figlio nipote parente altro essere vivente, ma sempre in una separatezza rituale evidente." (Dalla prefazione di Enrico Ghezzi).