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"Di nuovo il Progetto Giovani di Albino mi ha affidato il compito di fare scrivere i ragazzi. Mica facile, penso. Perché voglio evitare un doppione dello scorso anno. Perché non mi interessa fare un intervento calligrafico e stilistico né tantomeno proporre in sede extrascolastica le dinamiche già presenti nella scuola. So benissimo che la scrittura ha bisogno di tempo, è una coltivazione paziente quasi come la semina di un giardino e l'attesa dei fiori: i ragazzi non amano i tempi lunghi né l'applicazione troppo insistita. Vivono nella fretta e nell'impazienza, oggi più che mai. E allora decido un'altra strategia: questa volta la scrittura deve trovare la sua voce non tanto nella forza del singolo testo quanto nel fatto che ciascuno sia una modulazione dentro una "lunghezza d'onda collettiva" (rubando l'espressione a chi di scritture giovanili si intende): ho tra le mani un patrimonio straordinario, la curiosità di ragazzi che decidono di dedicare il loro tempo a una operazione controcorrente come la scrittura e il primo obiettivo è far provare a loro che cosa succede quando si scrive e per di più quando si scrive insieme-a, insieme a me e insieme agli amici." (A. Pozzi)