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"Saluto qui Josif Brodskij per aver scritto: "La patria del poeta è la sua lingua". L'esperimento è sempre con lei, la lingua, paterna e materna, combattimento con lei, avventura con lei, per cercarla e trovarla nel soffio del corpo voce". In questo breve libro, Giuliano Scabia, scrittore, filosofo, teatrante e gran camminatore, racconta i suoi esperimenti alla ricerca della voce della poesia, del teatro, della musica. Una voce che nasce dalla grazia, dal gioco, dalla cura d'amore: grazia che è anche purificazione, è la gioia del bambino, è il respiro del feto nel ventre materno, è ascolto prima che parola, è la fessura da cui si intravedono altri mondi, è il nido nascosto che conserva un racconto. La poesia è, per Scabia, un infaticabile viaggio a piedi per i luoghi impervi della terra e dell'immaginazione alla ricerca delle forme primarie della parola che, con un tremito, si fa corpo. È un camminare per sentieri e per foreste, sulle tracce di san Francesco e di Collodi, di Nievo e di Rigoni Stern, di Borges e di Zanzotto, di Meneghello e di Tarkovskij. Questo libro, quasi provocatoriamente inattuale, ci parla, con confidenza fraterna e con una sapienza che sembra venire da lontano, della poesia che è dentro di noi, dentro il nostro essere bambini, animali e piante.