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Tutti conoscono Mata Hari, danzatrice, avventuriera e spia, destinata a scivolare sul terreno del doppio gioco. Ma la bella olandese non è l'unica donna ad aver meritato un posto nella storia dello spionaggio: sono da ricordare anche Gertude Bell, archeologa britannica che insieme a Lawrence d'Arabia operò in Medio Oriente e contribuì alla «creazione» dell'Iraq; la temibile e misteriosa Fraülein Doktor, al secolo Elsbeth Schragmüller, implacabile istruttrice di spie nella Germania delle due guerre mondiali; la principessa indiana Noor Inayat Khan, che nella Francia occupata dai nazisti lavorò come operatore radio SOE in supporto alla Resistenza; la Venere Nera Joséphine Baker, che allo scoppio della seconda guerra mondiale senza alcuna esitazione si mise al servizio della Francia, la sua patria di adozione. E ancora, quanti conoscono la figura di Virginia Hall, la «signora che zoppica», spia del SOE e poi dell'OSS che divenne l'ossessione di Klaus Barbie (il famigerato boia di Lione), che non riusciva a capire come una donna, per di più con una gamba di legno, potesse tenere in scacco i servizi di sicurezza nazisti? E infine, per arrivare ai giorni nostri, lasciano a bocca aperta l'incredibile storia di Ana Belén Montes, che per anni dal suo ufficio nel cuore dell'intelligence statunitense , svolse attività di spionaggio per Cuba; e quella di Anna Chapman, conosciuta come Anna la Rossa, spia negli USA per conto di Putin, scoperta, arrestata e rimpatriata in Russia, dov'è ora una vera e propria star dei rotocalchi. Donne che, nel bene e nel male, sono state straordinarie: capaci di emergere in un settore dominato dagli uomini grazie alla loro tenacia, all'intelligenza, alla forza di volontà e all'astuzia.