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"Come racconto filosofico e discorso teologico, Sant'Emanuele buono, il martire ha un centro: la fede. Credere o non credere è il dilemma cruciale. Che cosa è credere? Che cosa è dubitare? Perché scegliere di stare da una parte dell'uomo, piuttosto che da un'altra, perché votarsi al bene assoluto, perché adottare il modello dei modelli, la figura suprema, inarrivabile di Gesù? E perché Unamuno sceglie come epigrafe proprio la frase di san Paolo nel XV capitolo della Prima lettera ai Corinzi: «Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miserabili fra tutti gli uomini»?... Più che credere, è essenziale amare. L'uomo "miserabile" che cerca di credere, non deve sperare soltanto in Cristo, alimentando il sogno di un'immaginazione simile alle réverie fantastiche di un perdigiorno. Dovrà capire che non è l'unico centro del mondo, il contemplatore del proprio ombelico. Volgendo lo sguardo intorno a sé dovrà vedere il dolore dei fratelli, la comune trafittura della morte e la debolezza estrema di questa vita fragilissima, esposta alle aggressioni del male e del tempo. Dovrà provarne compassione, vi si affiderà, e nella compassione si lascerà guidare dall'amore, che insieme alla curiosità verso tutto ciò che ci circonda e che siamo, è il vero nucleo ardente del nostro bisogno di felicità: di speranza nella felicità." (dalla prefazione di Rosita Copioli)