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Il tema esaminato in questo saggio è uno dei più interessanti della letteratura contemporanea. Dopo un'introduzione generale che esamina i fattori di cambiamento che hanno determinato un nuovo scenario economico e politico-sociale in Francia e in Europa, il saggio esamina alcuni aspetti significativi (il male di vivere, la tragicità della condizione umana, la noia, la stupidità, le ingiustizie, l'avidità di denaro, i tradimenti ecc.) che motivano i perché della "rivolta" messa in atto da alcuni romanzieri, poeti e intellettuali francesi tra Ottocento e Novecento: da L'autré amont a Baudelaire, da Flaubert a Hugo, da Bloy a Péguy e Bernanos... A questi scrittori "contro" se ne affiancano altri che cercano di attuare la "rivoluzione del reale", ossia gli aderenti al movimento naturalista (i Goncourt, Zola, Huysmans...), che si oppongono alla "falsa letteratura" che li ha preceduti, convinti che l'arte nuova che incarnano debba essere fondata esclusivamente sui "documenti umani". Non meno ricchi di suggestioni sono i capitoli dedicati alla "rivolta cattolica", testimoniata dai suoi scrittori più rappresentativi (come Veuillot, Barbey d'Aurevilly, Villiers de l'Isle-Adam), e alla "ragione in rivolta" (Anatole France, Gide, Camus, Sartre), con cui si completa questo quadro della storia letteraria francese fra secondo Ottocento e Novecento, colta in alcuni suoi tratti caratteristici, ma anche nelle sottili differenze che distinguono e talvolta contrappongono per finalità e pensiero gli stessi scrittori qui presi in considerazione.