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Modena 1629. Da un decennio è scoppiata la guerra dei Trent'anni, che da religioso si era presto trasformato in conflitto politico e nobiliare. Nell'anno della peste manzoniana, che dimezzò e ridusse in miseria la popolazione del contado, avviene un episodio tanto clamoroso, quanto rimosso: Alfonso III d'Este abdica lasciando il potere del ducato al figlio maggiore Francesco I, prendendo il saio francescano e ritirandosi in Alto Adige, presso il convento di Merano. Leone Gualtieri, studioso e archivista di Bressanone, dopo quasi quattro secoli, ha ritrovato e trascritto un carteggio nato tra Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino e Alfonso d'Este, che dopo aver lasciato il comando aveva assunto il nome spirituale di Giovanni Battista da Modena. Oltre a dare risposte inedite alle motivazioni della rinuncia, le dodici lettere restituiscono uno spaccato di storia, individuale e collettiva. I viaggi dei pittori, anche quello italiano già ampiamente documentato di Diego Velazquez, oltre alla formazione artistica, celavano talvolta precise motivazioni politico-militari. Così traspare dagli scritti di Guercino il tentativo di assoldarlo a questo scopo, nonché le minacce conseguenti al suo rifiuto. Nel riverbero di una crisi che cambierà lo stile e lo spirito dell'artista centese, emerge la figura di un altro importante pittore, il parmense Luigi Amidani, il quale svolgerà un ruolo centrale nell'oscura vicenda che ben potrebbe divenire argomento di romanzo.