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Nella Parigi d'inizio Settecento, mondana e raffinata, il tema tradizionale dell'amicizia che occupò i filosofi antichi (da Aristotele a Cicerone) trovò due interpreti che ne fecero l'oggetto di due brevi scritti, nei quali si respira ancora lo spirito dei moralisti del Grand Siècle e già si lascia presagire quello, non meno penetrante, dei grandi autori del Settecento francese, da Montesquieu a Diderot. Madame de Lambert, che presiedeva a uno dei più esclusivi salotti della capitale, e Louis de Sacy, che ne era uno dei più assidui frequentatori (insieme ai più bei nomi della letteratura e dell'aristocrazia), composero i due trattatelli qui tradotti per la prima volta in italiano. Per la gran dama, rimasta prematuramente vedova, e il brillante avvocato, l'amicizia non fu il mero pretesto per un esercizio retorico, ma, in primo luogo, un'esperienza vissuta: l'amicizia di cui essi illustrano i doveri e i diletti, con dovizia di frasi sentenziose, aneddoti memorabili e casi esemplari, fu, in primo luogo, la loro. Letti congiuntamente, i due scritti costituiscono essi stessi un dialogo ideale tra due amici sull amicizia.