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Se è vero che natura non facit saltus, la storia invece è piena di vuoti o pezze mancanti. Capita, a un certo punto, non sai quando né perché, che venga meno una tessera del mosaico; che si perdano persino le tracce che riguardano un personaggio, un artista, la sua opera. È il caso di Antoine Benoist, a cui Luigi XIV, il Re Sole, concesse nel 1668 il privilegio di essere il suo unico scultore in cera colorata. Benoist si era guadagnata la fama di grande artefice della ceroplastica modellando un teatro di figure a grandezza naturale, che rappresentava la corte del Re Sole. E il sovrano, ammirato da tanta bravura, lo autorizzò a mostrare in tutta la Francia questo capolavoro, dove le figure, perfettamente somiglianti, erano corredate di abiti, parrucche e ogni accessorio atto a renderne l'aspetto più vero del vero. Benoist divenne celebre in Europa e altri prìncipi e sovrani vollero farsi ritrarre da lui. Ma a volte il genio e la fama non si sposano bene, così, di Benoist, già a metà del Settecento quasi si perde la memoria. Soltanto nell'Ottocento, come dimostrano i testi pubblicati in questo libro, col clamore suscitato dai Musei delle cere, alcuni studiosi ne recuperano la storia. Solo questa, perché le opere, come molte testimonianze della ceroplastica moderna, sono perdute per sempre. L'"anello mancante" della storia dell'arte. Introduzione di Maurizio Cecchetti. Con una nota di Philippe Daverio.