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Lo storico medievista Henri-Irénée Marrou (1904-1977), esaurita ogni fase feconda di rapporto fra gli intellettuali e il "farsi" della musica, opera in sé una specie di sdoppiamento. Non si trattò di una maschera (affidatone il compito alla barriera trasparente di un nom de plume, Henri Davenson), di una avvertenza piuttosto: al Davenson, Marrou delegava una propria esistenza seconda, ma irrinunciabile e sotto ogni rispetto, esemplare, di critico e filosofo della musica, sì, ma anche più in generale di polemista e commentatore dell'"oggi". Il segreto e il fascino del presente libro è infatti quello di costringere a una forte assunzione di responsabilità etica e civile "fingendo" un trattatello in apparenza accademico di ricostruzione erudita e filologica del pensiero di sant'Agostino sulla musica. Ma Agostino è, per Marrou, quello che fu per il Petrarca del libro segreto; esso stesso si sdoppia nella lezione intima dell'antico e in quella presente e viva di un musicista russo, esule in Parigi e protetto dai Maritain, Jacques Lourié, che gli interpreti e il pubblico più avvertito di questo inizio di secolo stanno ritrovando. Un libro profondo e insieme reattivo, fiducioso, giocondo, di un tipo del quale non è cosa immediata poter elencare molti esempi consimili.