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I due testi raccolti in questo volume presentano due situazioni molto diverse per momento, obiettivi e qualità di scrittura. Il Viaggio nelle steppe di Astrakan e del Caucaso del 1797-98, con quel suo avvio fresco, primaverile e luminoso che è una delle righe più celebri della letteratura di viaggio di tutti i tempi è un puntuale diario di viaggio, con note prese scrupolosamente giorno per giorno e grande attenzione ai paesaggi, ai costumi, agli abiti, ai cibi: un autentico, perfetto vademecum etnografico arricchito da un'erudizione che spazia dall'antica letteratura greca alla storia medievale e moderna e osservazioni etnolinguistiche alcune delle quali appaiono di sorprendente acutezza. La Memoria sulla spedizione in Cina, dà conto di una missione ufficiale compiuta tra 1805 e 1806 nella quale il Potocki faceva parte del seguito dell'ambasciatore conte Golovkin. Alcune delle sue osservazioni a proposito del concetto di relatività delle culture, e della necessità di comprendere ciascuna di esse dal suo interno, sembrano anticipare le riflessioni di Claude Lévi-Strauss. Si ha la sensazione di trovarsi appunto dinanzi a un classico problema di "contrasto di culture": e il Potocki comprende molto bene che tradurre un linguaggio di gesti e di riti è esattamente come tradurre un idioma. Il traduttore è un tramite, e tradurre, inevitabilmente, significa un po' anche tradire.