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Nel 1236 Guillaume de Lorris scrive circa quattromila versi di un poema che intitola "Romanzo della Rosa". Non passa nemmeno mezzo secolo che un altro poeta, Jean de Meun, completa l'opera arrivando a comporre quasi ventiduemila versi. Ma è come se sotto lo stesso titolo fossero racchiuse due opere diversissime: la parte di Guillaume de Lorris, scritta con grazia e pudore, s'interrompe prima che avvenga l'unione amorosa con la Rosa, allegoria del sesso femminile, mentre quella di Jean de Meun narra la conquista della Rosa con un tono sfrontato dove si mette in scena una vera e propria unione carnale. In mezzo, molti personaggi che definiscono l'universo cortese in cui la donna è irraggiungibile e amata da lontano, mentre con Jean de Meun tutto diviene più dissacrante e quasi borghese. Un secolo dopo, la prima femminista moderna, Christine de Pizan, autrice della Città delle dame, scrive un'invettiva contro de Meun, e dall'altra parte trova l'umanista francese Jean de Montreuil, affascinato da un certo "paganesimo sorridente" del Romanzo. Fra i due anche il cancelliere Jean Gerson, che si schiera con Christine contro la manipolazione del Romanzo da parte di Jean de Meun. Questo libro riunisce tutte le parti dell'avvincente dibattito, i carteggi, i vari scritti dei protagonisti, a favore o contro il Romanzo della Rosa.