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Intorno alla fotografia, dal momento della sua invenzione nell'Ottocento fino al presente, per esempio da Baudelaire a Susan Sontag, si accresce una letteratura sconfinata, da principio in parte avversa e denigratoria, ma poi sempre più celebrativa ed auto-compiaciuta. Lo scopo delle riflessioni che costituiscono questo libro sarà perciò il tentativo di smitizzare, per quanto possibile, la fotografia dalle esagerazioni e dagli equivoci che incrostano un efficace e comprensibile discorso su di essa. Così direi che l'intervento di Benjamin sulla fotografia e la riproducibilità è antesignano della teoria della comunicazione, e ciò ne spiega la grande fortuna fino ai giorni nostri. Quello di Barthes è un itinerario nella continuità indeterminata della divagazione emotiva, indotta dalla fotografia nell'esperienza individuale. Quello di Krauss è un'esplorazione dell'inevitabile, ma non sempre percepita, influenza "tecnica" della fotografia sull'arte e le arti. Quello di Sontag infine esplora principalmente gli effetti sociali della fotografia come "nuova invenzione", con una sorprendente quantità di sfaccettature.