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"Il rapper era già abituato a curare la propria voce, la ritualità di formule verbali per coinvolgere il pubblico, la prossemica, l'autoreferenzialità, l'abbigliamento prima di entrare in scena, ma il poeta - spesso - no. Ora, invece, gli aspiranti slammer hanno trovato nuova linfa da questa democratica gara in versi (non necessariamente declamati a memoria o improvvisando) acquistando tramite lo stimolo della sfida il coraggio di rialzare la testa, di aumentare il tono della propria declamazione, di tornare a guardare gli interlocutori negli occhi, di enfatizzare con la propria corporeità i versi recitati e di sperimentare soluzioni di scrittura sempre nuove". (Dall'introduzione)