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Le prime forme d'arte visiva create dall'uomo nelle profondità delle grotte e nei ripari sotto roccia presentano, accanto a un bestiario naturalistico di straordinaria bellezza, immagini enigmatiche che non trovano riscontro nella percezione della realtà sensibile. Esseri ibridi e segni geometrizzanti convivono con grandi animali dipinti, spezzando l'incanto del loro linguaggio figurativo. Queste presenze irreali costituiscono la sfida maggiore alla nostra capacità di comprensione delle culture preistoriche, il punto più buio dell'universo oscuro della nostra spiritualità nascente. Le diverse ipotesi che, dalla fine dell'Ottocento a oggi, sono state avanzate sul loro significato non hanno mai trovato un consenso unanime. Si potrebbe però tentare l'azzardo di procedere 'obscurum per obscurius", cercando di capire se non siano proprio queste emergenze visionarie a offrire un ponte insperato per una maggiore comprensione delle più antiche espressioni della creatività e, insieme a queste, delle strutture profonde dell'immaginario.