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Carlo è un musicista e un musicoterapista. In realtà non sa bene se è più l'uno o l'altro. È sposato con Lisa, ma dopo un aborto i due tristemente si lasciano. Il dolore è troppo grande, Carlo si ammala e rimane per mesi in una clinica in una località isolata per curare i suoi polmoni. Si fa degli amici, soprattutto uno che chiama Schik (Schikaneder), mentre lui si fa chiamare Moz, come il suo musicista preferito, Mozart. Nella noia dell'ospedale emergono discussioni di largo respiro sulla vita e sulla morte e sulla dubbia paternità di alcune opere attribuite a Mozart. Carlo sta scrivendo una commedia sul suo eroe. Commedia che collima spesso con la sua vita. Dopo i mesi di isolamento Carlo matura e si rende conto di chi è, trova dentro sé una musica che ha sempre posseduto e che pensava di aver irrimediabilmente perso. Concepito come un valzer, in tre tempi diversi che si incrociano, questo romanzo svela la tragedia e la commedia del quotidiano, si interseca con il Requiem mozartiano lasciandoci la percezione che, comunque vada la nostra vita, nessuno può toglierci la musica che abbiamo suonato insieme agli altri e che da sempre ci portiamo dentro.